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Intervista sulla Rivista Dossiermedicina.it Marzo/2014

Anche nell’odontoiatria, l’innovazione ha fatto passi da gigante, così oggi è possibile realizzare interventi sempre meno dolorosi e invasivi, riuscendo a minimizzare i tempi di cura ed i costi.

Implantologia a carico Immediato, i nuovi materiali che aumentano la qualità.

Ne parliamo con il Dott. Guiducci di Pescara, che dedica con successo la sua attività clinica  all’implantologia: «Abbiamo appena installato nel nostro studio di Pescara apparecchiature tecnologicamente all’avanguardia che permettono di ottenere risultati talvolta impensabili, anche nei casi più difficili» afferma lo specialista.Ne sono un esempio le radiografie digitali, effettuate attraverso macchinari a basso dosaggio di raggi, numerose volte inferiori a quelli degli strumenti tradizionali. «In questo modo si ottengono immagini decisamente più chiare e nitide su computer , riducendo sensibilmente l’irradiamento”.

Punto di forza dello studio del dottor Guiducci è rappresentato  dall’implantologia mini invasiva, che viene effettuata, a seconda dei casi, usufruendo di diverse tecniche, tutte mirate alla soluzione di ogni tipo di problematica e altamente all’avanguardia. «Utilizziamo in particolare gli impianti a “carico immediato” – afferma il dottor Guiducci -, grazie ai quali, in una sola seduta, si possono realizzare intere arcate su impianti in titanio biocompatibile. Inoltre, dopo soltanto qualche ora dall’inserimento, il paziente può mangiare senza alcun problema». Molto interessanti sono anche i “mini impianti a carico immediato”, particolarmente vantaggiosi per i pazienti anziani. «Con questa tecnica, in una sola seduta, siamo in grado di ancorare e stabilizzare vecchie protesi e liberare per sempre il paziente dall’uso di fastidiose creme adesive».

Come si è evoluto il protocollo chirurgico classico? «Il costante sviluppo delle tecniche chirurgiche ha ridotto enormemente il disagio post-operatorio dei pazienti. In molti casi si è passati dal protocollo chirurgico classico, ideato nei primi anni 60 da Brånemark, che prevedeva due fasi chirurgiche, eseguite in sala operatoria a distanza di alcuni mesi l’una dall’altra, a una tecnica estremamente raffinata, che consente in un’unica seduta eseguita in studio, di estrarre un dente, posizionare l’impianto e realizzare un provvisorio fisso senza incidere i tessuti molli. Il sempre più diffuso utilizzo di biomateriali, con l'ausilio della tecnologia computerizzata che, ha inoltre permesso di trattare con il posizionamento d’impianti anche quei casi in cui l’osso non era presente in  grande quantità».

Cosa garantisce la stabilità e la durata nel tempo degli impianti? «La predicibilità del processo biologico di osteointegrazione, cioè l’ottenimento di un ancoraggio diretto tra osso e impianto, è garantita dal rigoroso rispetto dei protocolli chirurgici indicati dalla costante ricerca scientifica. I dati che emergono dalla letteratura indicano una percentuale di successo dei trattamenti implanto protesici pari al 98% per la mandibola edentula a distanza di 15 anni. Anche la realizzazione della protesi riveste un ruolo fondamentale per la durata a lungo termine degli impianti; essa, infatti, deve essere progettata tenendo conto della corretta distribuzione dei carichi masticatori e non deve esercitare tensione sugli impianti».

Quali solo i nuovi obiettivi sono nel mirino della ricerca in implantologia? «la grossa sfida che si sta consumando sul mercato è quella delle superfici implantari bioattive e solo le aziende che investiranno in ricerca avranno la possibilità di realizzare nuovi prodotti  che garantiranno risultati sempre più vicini a quelli dei denti naturali”.

È importante ricordare che estetica e funzione vanno sempre di pari passo e solo terapie eseguite con scrupolo  e razionale scientifico garantiscono una predicibilità di rusultato, che sia estetico, funzionale e duraturo.