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Test genetico e batterico per diagnosticare la parodontite

La parodontite, chiamata anche piorrea, è una patologia multifattoriel innescata dai batteri della placca in primis e poi del tartaro che intaccano l'osso di sostegno dei denti e i legamenti parodontali.

È una malattia da non sottovalutare perché può portare alla perdita dei denti ed è anche correlata ad importanti malattie sistemiche come quelle cardiovascolari. Rispetto al passato fortunamente può essere curata. Per farlo, però, è importante stilare un profilo di rischio genetico del paziente ed effettuare un esame microbiologico utile per orientare la terapia antimicrobica.

Parodontite: l'importanza di una diagnosi precoce

La parodontite si sviluppa spesso in maniera silente con sintomi comuni quali sanguinamento e alitosi che di solito vengono trascurati. Ciò la rende una malattia subdola che allarma il paziente solo in fase avanzata, quando sente i denti muoversi. Per questo è importante sottoporsi ad almeno due visite di controllo annue dallo specialista in modo da arrivare a una diagnosi precoce che scongiuri conseguenze gravi e consenta di intervenire con trattamenti poco invasivi quando la patologia è ancora a uno stadio iniziale.

Un'accurata diagnosi permette di individuare una terapia su misura per ogni singolo paziente. A tal fine ci si avvale di un test di screening della parodontite (PSR), che consente di differenziare in maniera rapida i pazienti malati da quelli sani. Complementari al PSR sono i test di laboratorio che includono gli esami microbiologici e quelli genetici, volti a individuare l'origine batterica e genetica della malattia.

I test diagnostici di laboratorio sono utili sia in fase preventiva, per valutare il rischio di malattia in pazienti asintomatici con una storia familiare di parodontite e su pazienti con infiammazioni gengivali ricorrenti, sia durante le varie fasi della terapia per valutarne l'efficacia, mantenere l'infezione sotto controllo e prevenire eventuali recidive.

Test genetico e batterico

Il test microbiologico permette di conoscere le popolazioni batteriche presenti nelle tasche parodontali del paziente sia dal punto di vista della quantità (più alto è il numero di batteri, più grave è la situazione) che della composizione dei batteri che albergano nella bocca. Ci sono infatti dei sottotipi di batteri particolarmente aggressivi la cui presenza comporta danni clinici assai più elevati. Si tratta, ad esempio, dell'Aggregatibacter actinomycetemcomitans della forma JP2 o del Porphyromonas gingivalis (principale responsabile dell'insorgere della parodontite) di tipo II o IV.

Il test genetico consente invece di stabilire la predisposizione personale a sviluppare la malattia parodontale attraverso l'analisi del polimorfismo di alcune molecole secrete durante la risposta immunitaria, come le interleuchine, interessate nei processi flogistici a livello dell'osso alveolare, e il TNFa. I polimorfismi di questi geni comportano un rischio genetico di parodontite che può essere basso, intermedio, alto o molto alto. Avere una predisposizione alta significa sviluppare la malattia parodontale anche in presenza di poca placca.

Una volta acquisiti tutti questi elementi, il dentista avrà un'idea precisa sulla situazione del paziente e potrà mettere a punto il percorso preventivo o terapeutico più adatto.

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